L’agroforestazione è una soluzione innovativa per affrontare i problemi ambientali e climatici del nostro pianeta.
Questa pratica consente di aumentare la biodiversità, migliorare la qualità del suolo, ridurre l’erosione e la desertificazione, e ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici.
Inoltre, l’agroforestazione può anche contribuire alla produzione di cibo, di biomassa e di legname, in modo sostenibile ed ecologico.
Di cosa si tratta? La definizione che più si confà a tutti i benefici che questa pratica comporta recita: l’insieme dei sistemi agricoli che vedono la deliberata coltivazione di specie arboree e/o arbustive perenni, consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie.
Ci possono essere varie tipologie di sistemi agroforestali: silvoarabili, silvopastorali, lineari, fasce ripariali e, infine, coltivazioni in foresta.
In Italia, l’agroforestazione è oggi poco conosciuta e diffusa, sebbene i paesaggi agroforestali facciano parte della nostra memoria storica (dagli sfondi dei dipinti rinascimentali alla più recente vite maritata della pianura veneta).
Con la nuova programmazione relativa allo Sviluppo Rurale finalmente l’agroforestazione vede il ruolo che le spetta quale possibile soluzione ai vari problemi che affliggono il settore agricolo, non solo nazionale.
Difatti, la presenza di colture legnose in campo agricolo permette un minor apporto di concimi e fitofarmaci, il miglioramento della sostanza organica e della capacità di trattenimento delle acque, protegge il suolo dall’erosione e dall’inquinamento.
Senza contare l’apporto in termini di stoccaggio di carbonio e l’aumento di produttività complessiva del sistema.
Si tratta quindi di un sistema tradizionale che, con i dovuti e opportuni aggiornamenti sopraggiunti grazie alle conoscenze fin qui acquisite, può contribuire a equilibrare l’attività produttiva agricola con i relativi servizi ecosistemici erogati, dando quindi il giusto reddito all’imprenditore agricolo e al contempo contribuendo al benessere ambientale.